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09 Feb 2023, 16.30 PM

I laureati trovano molto più lavoro dei diplomati in Italia

In Italia, nel 2021, il tasso di occupazione dei laureati 25-64enni è all’82,1%, 4,3 punti più basso di quello medio europeo; il gap sale al 6,8% tra i 30-34enni (81,1%) mentre è di 17,4 punti tra gli under 35 che hanno conseguito la laurea da uno a tre anni prima (67,5%). Ampia la distanza Ue27-Italia per la quota di 30-34enni laureati: 41,6% contro 26,8%. Al Nord e al Centro la quota raggiunge il 30%, mentre nel Mezzogiorno si ferma al 20,7%. Marcato il gap di genere: nonostante i livelli di istruzione tra le donne siano più elevati, i tassi di occupazione femminile sono decisamente più bassi (55,7% contro 75,8% degli uomini). Sono i dato contenuti nel rapporto dell’Istat intitolato “Livelli di istruzione e ritorni occupazionali dell’anno 2021”, l’ultimo disponibile e di cui come UniOlbia offriamo una sintesi

Meno diplomati i del resto d’Europa

Il diploma è considerato il livello di formazione indispensabile per una partecipazione al mercato del lavoro che abbia potenziale di crescita. La quota di popolazione tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è, quindi, il principale indicatore del livello di istruzione di un Paese. Nel 2021, il 62,7% dei 25-64enni ha almeno un titolo di studio secondario superiore in Italia, contro il 79,3% della media Ue27, l’84,8% della Germania e l’82,2% della Francia.

Meno laureati

Nella stessa fascia di età, anche la percentuale di chi ha un titolo di studio terziario (20,0%) è più bassa della media europea (33,4%) ed è circa la metà di quella registrata in Francia e Spagna (40,7% in entrambi i Paesi).

La laurea protegge dalle crisi

Nella popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni il tasso di occupazione aumenta tra il 2020 e il 2021 (65,6%, +0,8 punti). Il miglioramento è più accentuato per chi ha un titolo terziario (+1,7 punti contro +0,5 dei livelli di istruzione medio-bassi). Da notare che, nel corso del 2020, l’occupazione dei laureati ha subito l’impatto più contenuto della pandemia; il titolo di studio più elevato ha avuto infatti un ruolo protettivo durante la crisi e ha facilitato la ripresa occupazionale successiva.

I laureati trovano più lavoro

Nel 2021, cresce ulteriormente il già marcato “premio” occupazionale dell’istruzione (l’aumento della probabilità di essere occupati al crescere del titolo di studio conseguito). Il tasso di occupazione di quanti hanno conseguito un titolo secondario superiore è, infatti, 18,9 punti più alto rispetto a coloro che hanno un titolo secondario inferiore (70,3% contro 51,4%). Inoltre, il tasso di occupazione di chi può vantare un titolo terziario supera di 11,8 punti quello dei diplomati (82,1% e 70,3%).

Donne più laureati degli uomini

Le donne in Italia sono più istruite degli uomini: il 65,3% ha almeno un diploma (60,1% tra gli uomini) e le laureate arrivano al 23,1% (16,8% tra gli uomini), differenze ben più marcate di quelle osservate nella media Ue27. Il vantaggio femminile nell’istruzione non si traduce però in un vantaggio in ambito lavorativo. Il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile (55,7% contro 75,8%), ma il divario di genere si riduce al crescere del livello di istruzione (31,7 punti per i titoli bassi, 20,3 per i medi e 7,3 punti per gli alti).

All’aumentare dei livelli di istruzione, i tassi di occupazione femminili crescono più marcatamente di quelli maschili: 19 punti tra laureate e diplomate (6 punti tra gli uomini) e 25,5 punti tra diplomate e donne con al massimo la licenza media inferiore (14,1 tra gli uomini).

Male il Mezzogiorno e la Sardegna

La popolazione (25-64 anni) residente nel Mezzogiorno è meno istruita rispetto a quella del Centro-nord: il 38,1% ha il diploma di scuola secondaria superiore e solo il 16,4% ha raggiunto un titolo terziario; nel Nord e nel Centro circa il 45% è diplomato e più di uno su cinque è laureato (21,1% e 23,7% rispettivamente). Il divario territoriale nei livelli di istruzione riguarda uomini e donne, sebbene sia più marcato per la componente femminile.

Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione è molto più basso che nel resto del Paese e quello di disoccupazione molto più alto anche tra chi ha un titolo di studio elevato: il tasso di occupazione dei laureati è pari al 73,5% (13 punti inferiore a quello del Nord) e quello di disoccupazione è 8,2% (superiore di cinque punti). Nel Mezzogiorno, tuttavia, i vantaggi occupazionali dell’istruzione sono superiori rispetto al Centro-nord, in particolare tra le donne che raggiungono un titolo terziario.

Male i giovani e male quelli del Mezzogiorno

In Italia, una giovane su tre (33,3%) e solo un giovane su cinque (20,4%) possiede un titolo terziario, ne deriva che il divario con l’Europa è maggiore per gli uomini (le medie Ue sono pari al 47,0% e 36,3% rispettivamente). Anche il divario territoriale a sfavore del Mezzogiorno è molto marcato: è laureato un giovane su cinque (20,7%), contro tre giovani su dieci nel Centro e nel Nord (30,0% e 30,4%).

Vantaggio occupazionale della laurea evidente anche tra i giovani

Il vantaggio occupazionale della laurea rispetto al diploma è molto evidente: tra i 30-34enni laureati il tasso di occupazione è di oltre 12 punti più elevato rispetto a quello dei diplomati. Tra le giovani il tasso di occupazione delle laureate resta significativamente inferiore a quello maschile (78,3% contro 85,7% dei laureati), sebbene il vantaggio occupazionale della laurea rispetto al diploma per le giovani adulte sia più elevato di quello delle donne più mature.

Nel Mezzogiorno, è la ridotta domanda di lavoro anche dei livelli di istruzione più elevati a determinare il divario territoriale osservato nella quota di laureati occupati, amplificandosi ulteriormente tra i più giovani. Nel 2021, la differenza tra Nord e Mezzogiorno nei tassi di occupazione dei 30-34enni laureati è di 23 punti (13 punti nella popolazione 25-64 anni).

Nel 2021, il tasso di occupazione dei 30-34enni laureati, dopo il calo del 2020, ha registrato una crescita di 3,4 punti; l’incremento maggiore si osserva tra le donne (3,8 verso 2,8 punti), che erano state le più penalizzate dalla pandemia.

Più occupazione con le lauree economiche

Nel 2021, il 24,0% dei giovani adulti (25-34enni) con un titolo terziario ha una laurea nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche, le cosiddette lauree STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La quota sale al 33,7% tra gli uomini (un laureato su tre) e scende al 17,6% tra le donne (una laureata su sei), evidenziando un importante divario di genere. Differenze territoriali per i laureati in discipline STEM sono evidenti per la componente maschile: la quota varia dal 30,8% del Mezzogiorno al 36,4% del Nord.

L’indirizzo di studio universitario sembra determinare importanti differenze nei tassi di occupazione dei laureati. Nel 2021, il tasso di occupazione tra i 25-64enni laureati nell’area Umanistica e dei servizi è pari al 75,9%, sale all’81,7% per i laureati in area Socio-economica e giuridica, si attesta all’85,3% per le STEM e raggiunge il massimo valore (88,5%) tra i laureati nell’area Medico-sanitaria e farmaceutica.

Livelli di istruzione e ritorni occupazionali dell’anno 2021 (Istat)